Caroline Peyron, eclettica artista francese ma da trent’anni impegnata a Napoli in progetti sociali attraverso l’arte, torna dopo il lockdown con una nuova, sorprendente mostra: “121 mosaici di carta” è al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) nelle date 21/22 aprile, 14/15 maggio e 8/9 giugno, arricchito con un laboratorio (nelle date 15 maggio e 9 giungo) per adulti, bambini e ragazzi al fine di dar sfogo alla creativitĂ celata in ciascuno di noi.
L’artista è, come detto, da oltre trent’anni impegnata in progetti di natura sociale: ha operato tra l’Italia e la Francia, stabilendosi, infine, a Napoli all’etĂ di 30 anni, promuovendo l’arte e la creativitĂ nei quartieri piĂ¹ difficili della cittĂ .
Da Chance ai progetti con la rete Le Scalze, l’artista dimostra una naturale predisposizione ai progetti di natura sociale a favore delle categorie piĂ¹ svantaggiate (minori in svantaggio economico, persone con disabilitĂ dello spettro autistico, etc…).
“Nel tempo ho capito che ero portata a stare con le persone che hanno difficoltĂ , spesso sto meglio con loro che con i cosiddetti sani”, aveva dichiarato in una precedente intervista con Luca Fortis per il quotidiano online Succedeoggi.
Il progetto “121 mosaici di carta” è realizzato in collaborazione con i Servizi Educativi del MANN e prevede la presenza dell’artista in ciascuna delle date prima menzionate. Ma volendo capirci qualcosa di piĂ¹, abbiamo incontrato direttamente Caroline e scambiato quattro chiacchiere con lei.

Caroline, da cosa nasce la tua opera?Â
“Molto semplice: dalla noia! Durante il lockdown ero chiusa in casa, non sapevo cosa fare, così ho preso le prime cose capitate a tiro: acquerelli, fogli di giornale, scampoli di carta. Ăˆ iniziato tutto così, per caso, come un modo per non lasciarmi andare e per tenermi impegnata e alla fine – come diceva il grande Bruno Munari – ‘Da cosa nasce cosa’: quindi, eccomi qui!”Â
E direi che il risultato si vede! La scelta poi, di esporre la tua installazione al MANN, è, invece, tutt’altro che casuale…Â
“Beh, non avrei potuto fare altrimenti. Basta dire solo: MOSAICI! Anche se, a dire la veritĂ , non era prevista all’inizio, l’esposizione dico. Nel realizzare a mano a mano i mosaici, perĂ², ho pensato che davvero potessero trovare una collocazione per essere esposti e, naturalmente, nessun altro luogo piĂ¹ di questo avrebbe potuto creare un collegamento migliore con la tradizione musiva che ho voluto riprendere con questa installazione”.
Il mosaico, poi, è da sempre un’arte che affascina, ma sono soprattutto i piĂ¹ piccoli a esserne incuriositi. Ci spieghi un po’ il tuo rapporto con i piĂ¹ giovani e come i tuoi laboratori possono essere adattati ai piĂ¹ piccoli?Â
“Innanzitutto, i miei laboratori sono senza etĂ , proprio per accogliere grandi e piccoli. GiĂ ci pensa il mondo ad essere diviso: qui, invece, c’è bisogno di unire. Ăˆ l’arte che deve unire. Grandi e piccoli lavorano insieme e anzi: molto spesso sono i piĂ¹ piccoli ad aiutare e istruire i piĂ¹ grandi!”.Â

Questo è un grande insegnamento. A tal proposito, qual è il messaggio che vuoi trasmettere con la tua opera?Â
“Assolutamente nessuno. Non esiste un messaggio dell’opera: è semplicemente piacere e bellezza. Nel fare, nel produrre, nel contemplare. Piacere e bellezza. Io parto dall’idea che qualunque cosa non sia una tabula rasa ma che sia frutto di una tradizione ultramillenaria giunta fino a noi. Ed è possibile realizzare qualsiasi cosa con qualsiasi materiale, anche quello piĂ¹ semplice: forse è esattamente in questo che sta il concetto di creativitĂ .Â
Un’ultima domanda Caroline: perchĂ© 121 mosaici di carta?Â
“Ah, questa è una bella domanda! Originariamente l’installazione doveva essere quadrata della misura 11×11 ma la forma finale, come si vede, è rettangolare: il 121° mosaico è, quindi, quello che manca, così come nella nostra vita c’è sempre qualcosa di mancante.”















